mercoledì 2 aprile 2008

Una legge per tutto

"Nel mare magnum delle leggi è facile trovare qualche onda compiacente che porti alla riva anche il naufrago reo, o, peggio, che faccia naufragare l'innocente". Voglio iniziare questo mio discorso citando una famosa frase scritta qualche anno fa, precisamente nel 1942, dal filosofo F. Lopez de Onate. Non c'è detto più adatto per rappresentare quello che potrebbe accadere se ci si confrontrasse col mare magnum di leggi, decreti legge, decreti legislativi, regolamenti, norme comunitarie, referendum, sentenze normative della Corte Costituizonale che costituiscono attualmente l'ordinamento giuridico italiano. Sono in molti a pensare che l'unico modo utile per garantire il rispetto dei diritti dei più deboli sia legiferare. Io non credo sia così. Credo che sia esattamente il contrario. Quando le leggi diventano troppe, troppo prolisse, troppo complicate, sono proprio i soggetti più deboli a rischiare di subire il danno più evidente. Le leggi, quando sono troppe e poco chiare, possono contraddirsi. I diritti che le leggi garantiscono, di seguito, possono elidersi a vicenda, negarsi l'un l'altro, svuotarsi di contenuti precettivi. In questa situazione è chi può permettersi l'avvocato più bravo, quello più esperto, e che quindi costa di più, ad avere possibilità di aggirare la legge e, quindi, di potersi permettere di violarla senza incorrere nelle sanzioni previste. Diceva il Manzoni: "Le grida son tante! E il dottore non è un' oca: qualcosa che faccia al caso mio saprà trovare". Le conseguenze dell' ipertrofia legislativa sono anche altre. Si produce infatti uno svuotamento dei poteri delle assemblee rappresentative ( quando le leggi sono troppe, spesso diventano incomprensibili, autorizzando gli operatori del diritto a interpretazioni troppo libere;il legislatore diventa di fatto il giudice e non più l'assemblea). Entra in crisi il concetto di certezza del diritto (non si ha più consapevolezza del proibito e del consentito). Per tutti questi motivi credo che la proposta che sta portando avanti Walter Veltroni, di ridurre il numero di leggi che hanno cittadinanza nell' ordinamento giuridico italiano (io aggiungerei il tentativo di rendere le leggi meno cavillose e più comprensibili), sia importante. Cominciamo a capire che il motto non deve essere: UNA LEGGE PER TUTTO. Credo che in un paese in cui c'è stato bisogno di stabilire per legge, art. 22 del regolamento di polizia mortuaria (decreto presidenziale n. 285/1990), che il Sindaco ha tra i suoi poteri quello di stabilire "le modalità per la sosta dei cadaveri in transito" comprendere che NON SERVE SEMPRE UNA LEGGE sia fondamentale. Sarebbe bello se questa considerazione diventasse bipartisan.

Gianluca Cervale

1 commento:

Luigi ha detto...

Spesso non serve una legge: nella maggior parte dei Paesi europei, se butti una cartaccia per strada, sono i cittadini stessi che ti intimano a raccoglierla. A volte non c'è bisogno di una legge, ma solo di buon senso e civiltà. Invece in Italia capita che è considerato fesso chi paga le tasse, chi segue le regole, chi crede alla Giustizia.
Quanche giorno fa' parlavo con un amico che mi mitivava il suo voto: voterò Berlusconi perchè con lui posso fregare meglio!
Ovviamente mi sono astenuto dal commentare.