giovedì 24 luglio 2008

La questione morale

Sono ormai passati giorni dalla fatidica mattina in cui l’ arresto del presidente della regione, Ottaviano Del Turco, di alcuni assessori che formavamo la sua giunta e di alcuni consiglieri regionali. Il tempo trascorso non ha cancellato le sensazioni di amarezza e stupore che quel giorno ha lasciato dentro di noi. Sono state fatte tante e ripetute considerazioni sulle conseguenze che la bufera giudiziaria dovrebbe portare all’ interno della politica. Non c’è intervento in cui non si parli di questione morale. In proposito vorrei dire alcune cose. Se la questione morale c’è, esiste, sono convinto che riguarda tutta la politica e non solo parte di essa. Tra gli arrestati ci sono personaggi di entrambi gli schieramenti e inoltre la lista delle persone sottoposte alla misura cautelare dell’ arresto ( ci terrei a sottolineare il termine misura cautelare poiché nessuno è ancora stato giudicato, tantomeno condannato ) non sono le uniche coinvolte nelle indagini della procura pescarese. Come ha sottolineato lo stesso procuratore Trifuoggi, l’ indagine va oltre le persone arrestate. Quindi, nell’ attuale situazione, non ritengo che si possa parlare di questione morale volgendo lo sguardo verso la sola classe dirigente del centro – sinistra. Il problema va oltre la singola coalizione, va oltre il singolo partito. E sinceramente non spetta a noi risolvere problemi di competenza dell’ ordine giudiziario e non dobbiamo avere la voglia e, consentitemelo, la presunzione, di diventare tutti magistrati dell’ ultimo secondo, giudici senza oggetto di giudizio, proferitori di verità presunte ( tali sono quelle che non sono supportate da validi elementi e noi cittadini non abbiamo e non avremo mai una conoscenza degli atti processuali tale da poter dire: così e non c’è alcun dubbio ). Lasciando, come ben si capisce da quanto appena detto, il giudizio sugli indagati al magistrato competente e le questione morale ai tanti filosofi dell’ ultimo momento che tanto amano confrontarsi con questo tema evocando cambiamenti radicali che ricordano molto le trasformazioni dei personaggi del Gattopardo ( si cambia tutto perché nulla cambi ), vorrei dire che nella politica c’è bisogno di rinnovare. Rinnovare perché non si comprendono più i problemi con cui si confrontano le persone quotidianamente. Rinnovare perché c’è bisogno di un collegamento forte della politica con la società civile, con i talenti. Rinnovare perché c’è bisogno di una gestione del potere che ci proietti nel futuro e non ci tenga zavorrati al presente. Insomma il rinnovamento non deve essere un’ operazione di sciacallaggio sulle vicende giudiziarie dell’ ultima classe dirigente. Se nella vecchia guardia ci sono delle responsabilità, certamente esse saranno accertate. E chi ha sbagliato sopporterà il peso dei propri errori e pagherà per quanto di sbagliato commesso. Ma si sbaglia se si dice o si pensa che l’ unico male della politica degli ultimi tempi sia la corruzione, la concussione, l’ associazione a delinquere. Nei partiti ci sono persone oneste, persone integre e che sono uscite pulite anche dalle ultime vicende. Insomma, chiedendo scusa a chi ha letto per la noia che certamente ho procurato scrivendo, le ragioni per rinnovare non devono essere la questione morale, la presunta corruzione della vecchia guardia ( una cosa del genere sarebbe profondamente ingiusta perché l’ onestà delle persone è caratteristica intrinseca di ognuno e non si presta a facili quanto retoriche generalizzazioni ), ma deve essere la diversa visione del futuro. Il cambiamento dovrà essere ideale e di sistema. Dovrà vincere chi riuscirà a dipingere l’ immagine più credibile, seria, appetibile, desiderabile, dell’ Abruzzo e dell’ Italia tra cinque, dieci, venti anni. Se gli stravolgimenti saranno dovuti ad altro si finirà per finire schiacciati dal peso del potere e della sua gestione, proprio come i topolini che cercando pezzi di formaggio non si preoccupano delle modalità e dei luoghi della ricerca e finiscono distrutti dalle trappole costruite per segnare il loro destino.
Gianluca Cervale