lunedì 17 novembre 2008

Primarie dei Giovani: venerdì 14 novembre 2008

Si vota venerdì 21 Novembre dalle 8 a tarda notte nei seggi allestiti dai giovani del Partito democratico. I seggi del comprensorio aquilano sono riportati nel post di fianco. Possono votare tutti i giovani compresi fra i 14 ed i 29 anni, residenti nella provincia dell’Aquila o studenti fuori sede purché esibiscano il libretto universitario, sottoscrivendo l’Appello per l’Organizzazione Giovanile del Partito Democratico. Per votare basta versare un contributo di 1 euro, necessario all’autofinanziamento per l’organizzazione.

COSA SI ELEGGE
I delegati all’assemblea costituente nazionale ed i delegati all’assemblea regionale. Per la provincia dell’Aquila si eleggono 9 delegati all’assemblea regionale e 5 a quella nazionale.

COME SI VOTA
Basta recarsi in uno dei seggi previsti, all’elettore saranno fornite due schede: una per l’Assemblea nazionale ed una per l’Assemblea nazionale. In entrambe andrà espressa la propria preferenza: basterà scrivere nome e cognome del candidato scelto.


Dove si può votare

Ecco l'ubicazione dei seggi per le primarie del 21 novembre nel comprensorio aquilano:

Orario e luogo

9.00-14.00 POLO UNIVERSITARIO COPPITO
9.00-14.00 POLO UNIVERSITARIO ROIO
9.00-21.00 CORSO VITTORIO EMANUELE
8.00-14.00 PIAZZA DEI GESUITI
14.00-21.00 PIAZZA PALAZZO
8.00-9.00
e 12.00-14.00 POLO SCOLASTICO COLLESAPONE
22.00-0.00 VIA SASSA
22.00-0.00 P.ZZETTA REGINA MARGHERITA, BOSS
22.00-0.00 PIAZZA S. PIETRO
15.00-21.00 SCOPPITO
15.00-21.00 PIZZOLI sede comtato elettorale ANASTASIO
15.00-21.00 PAGANICA sede comitato ANASTASIO
17.00-19.00 PRATA D'ANSIDONIA

Dalle 22:00 in poi si può votare presso il Magoo (via Sassa), nel corso del Festa del Mediterraneo

lunedì 10 novembre 2008

Il decreto Gelmini

Credo che se un partito che abbia scalato il potere anche grazie alla propria forza mediatica priva di contenuti, non può che voler rafforzare questa forza, in modo da conquistare sempre più potere. Sa che questa forza mediatica può diventare tanto più travolgente quanto più la popolazione diventa stupida e poco colta, in modo da poterne più facilmente guidare le opinioni. Per rincitrullire la popolazione può muoversi su due binari: e minando alla base le istituzioni il cui compito è rendere colta la popolazione: scuola e università. Per raggiungere quest’ultimo obiettivo il partito si impadronirà delle scuole, screditandole prima, rovinandole, privilegiando le quelle private, in poche parole attuando la legge 133.
Che la scuola debba essere riorganizzata e non si a affatto funzionale è un dato di fatto, e alcuni punti della legge li condivido. Ma non si può ogni volta fare una riforma basata pochi punti oggettivamente giusti in base ai quali difendere la legge pubblicamente, e poi ficcarci molti più punti sciagurati. L’istruzione meriterebbe più serietà di quella dei ostentata dai pupazzi piazzati dal poco “abbronzato” B.

PS: a proposito del contrasto tra scuola italiana e europea in generale, di recente sono andato in polonia (paese ancora molto più povero del nostro, ma ancora per poco) in una scuola elementare: esternamente avevano un campo da calcio, due da tennis, uno di salto in lungo uno da pallavvolo; internamente avevano 3 tavoli da ping-pong e un campo da pallavolo/basket; parlando con polacchi un po’ più “adulti” ho scoperto quanto sapevano di storia italiana (uno aveva addirittura letto il pendolo di Foucault!). Io al liceo andavo a fare ginnastica in una stanzetta con ferri arrugginiti che spuntavano dalle pareti…pensate che riusciremo con meno soldi a fare ciò che con più fondi non siamo riusciti a fare (ossia ammodernare il nostro sistema scolastico)?

mercoledì 5 novembre 2008

SCUOLA E UNIVERSITA’AI TEMPI DELLA GELMINI

Riforma o tagli?

Un attacco all’istruzione pubblica

RIPRENDIAMOCI IL NOSTRO FUTURO!

Assemblea aperta a studenti, docenti e interessati

Partecipa

FAUSTO RACITI

Già portavoce nazionale di Studenti di Sinistra

GIOVEDI’ 6 NOVEMBRE ORE 21

Palazzetto dei Nobili

martedì 4 novembre 2008

Università: verso il modello americano

Privatizzazione, tagli, blocco delle assunzioni. Questi, in sintesi, i tre pilastri dei provvedimenti sull’università contenuti nella legge 133/2008. Già, perché questa legge non è una riforma organica dell’università; al suo interno si parla degli argomenti più disparati: dall’università all’energia, dalle infrastrutture ai servizi pubblici locali. Il titolo di tale legge è "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria". Stupisce che si possa parlare di competitività, tagliando i finanziamenti e bloccando le assunzioni proprio nel settore della ricerca.
Ma quali sono i punti incriminati di questa “miniriforma” dell’università? Innanzi tutto, essa concede ai singoli atenei la possibilità di tramutarsi in fondazioni di diritto privato, in modo tale da potersi aprire ai finanziamenti di soggetti non pubblici, quali le aziende. Qualcuno potrà obiettare che questa è solo un’opportunità e non un obbligo per le università. Questo è vero; ma se da un lato tagliamo il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) – la principale fonte di sostentamento delle università italiane – per complessivi 1,5 miliardi nei prossimi cinque anni, e dall’altro concediamo loro la possibilità di accettare finanziamenti privati, in realtà stiamo ponendo gli atenei di fronte a una scelta obbligata: privatizzarsi o chiudere. Qualcun altro potrà obiettare che in fondo una tale trasformazione non è necessariamente un male; si, forse con la privatizzazione, avremmo università con strutture più belle, magari con servizi più efficienti, magari con meno sprechi sul piano amministrativo, ma sicuramente avremmo un’università e una ricerca meno autonome e piegate alle esigenze di chissà quale lobby o gruppo industriale. E in secondo luogo avremmo un’università non più pubblica e, in quanto tale, libera di aumentare le tasse – il cui contributo massimo è oggi fissato al 20% del FFO ­– indiscriminatamente, consentendo l’accesso a un numero sempre più esiguo di persone.
Si va quindi verso un modello americano di diritto allo studio; un modello nel quale gli abbienti studiano sempre e comunque, i meno abbienti studiano solo in caso di comprovata eccellenza, lottando tra loro per l’assegnazione di un piccolo numero di borse di studio. Un modello di istruzione classista, figlio di una deriva liberistica che accetta con bieca indifferenza il proliferare delle disuguaglianze sociali.
Alessandro Marinucci