lunedì 17 novembre 2008

Primarie dei Giovani: venerdì 14 novembre 2008

Si vota venerdì 21 Novembre dalle 8 a tarda notte nei seggi allestiti dai giovani del Partito democratico. I seggi del comprensorio aquilano sono riportati nel post di fianco. Possono votare tutti i giovani compresi fra i 14 ed i 29 anni, residenti nella provincia dell’Aquila o studenti fuori sede purché esibiscano il libretto universitario, sottoscrivendo l’Appello per l’Organizzazione Giovanile del Partito Democratico. Per votare basta versare un contributo di 1 euro, necessario all’autofinanziamento per l’organizzazione.

COSA SI ELEGGE
I delegati all’assemblea costituente nazionale ed i delegati all’assemblea regionale. Per la provincia dell’Aquila si eleggono 9 delegati all’assemblea regionale e 5 a quella nazionale.

COME SI VOTA
Basta recarsi in uno dei seggi previsti, all’elettore saranno fornite due schede: una per l’Assemblea nazionale ed una per l’Assemblea nazionale. In entrambe andrà espressa la propria preferenza: basterà scrivere nome e cognome del candidato scelto.


Dove si può votare

Ecco l'ubicazione dei seggi per le primarie del 21 novembre nel comprensorio aquilano:

Orario e luogo

9.00-14.00 POLO UNIVERSITARIO COPPITO
9.00-14.00 POLO UNIVERSITARIO ROIO
9.00-21.00 CORSO VITTORIO EMANUELE
8.00-14.00 PIAZZA DEI GESUITI
14.00-21.00 PIAZZA PALAZZO
8.00-9.00
e 12.00-14.00 POLO SCOLASTICO COLLESAPONE
22.00-0.00 VIA SASSA
22.00-0.00 P.ZZETTA REGINA MARGHERITA, BOSS
22.00-0.00 PIAZZA S. PIETRO
15.00-21.00 SCOPPITO
15.00-21.00 PIZZOLI sede comtato elettorale ANASTASIO
15.00-21.00 PAGANICA sede comitato ANASTASIO
17.00-19.00 PRATA D'ANSIDONIA

Dalle 22:00 in poi si può votare presso il Magoo (via Sassa), nel corso del Festa del Mediterraneo

lunedì 10 novembre 2008

Il decreto Gelmini

Credo che se un partito che abbia scalato il potere anche grazie alla propria forza mediatica priva di contenuti, non può che voler rafforzare questa forza, in modo da conquistare sempre più potere. Sa che questa forza mediatica può diventare tanto più travolgente quanto più la popolazione diventa stupida e poco colta, in modo da poterne più facilmente guidare le opinioni. Per rincitrullire la popolazione può muoversi su due binari: e minando alla base le istituzioni il cui compito è rendere colta la popolazione: scuola e università. Per raggiungere quest’ultimo obiettivo il partito si impadronirà delle scuole, screditandole prima, rovinandole, privilegiando le quelle private, in poche parole attuando la legge 133.
Che la scuola debba essere riorganizzata e non si a affatto funzionale è un dato di fatto, e alcuni punti della legge li condivido. Ma non si può ogni volta fare una riforma basata pochi punti oggettivamente giusti in base ai quali difendere la legge pubblicamente, e poi ficcarci molti più punti sciagurati. L’istruzione meriterebbe più serietà di quella dei ostentata dai pupazzi piazzati dal poco “abbronzato” B.

PS: a proposito del contrasto tra scuola italiana e europea in generale, di recente sono andato in polonia (paese ancora molto più povero del nostro, ma ancora per poco) in una scuola elementare: esternamente avevano un campo da calcio, due da tennis, uno di salto in lungo uno da pallavvolo; internamente avevano 3 tavoli da ping-pong e un campo da pallavolo/basket; parlando con polacchi un po’ più “adulti” ho scoperto quanto sapevano di storia italiana (uno aveva addirittura letto il pendolo di Foucault!). Io al liceo andavo a fare ginnastica in una stanzetta con ferri arrugginiti che spuntavano dalle pareti…pensate che riusciremo con meno soldi a fare ciò che con più fondi non siamo riusciti a fare (ossia ammodernare il nostro sistema scolastico)?

mercoledì 5 novembre 2008

SCUOLA E UNIVERSITA’AI TEMPI DELLA GELMINI

Riforma o tagli?

Un attacco all’istruzione pubblica

RIPRENDIAMOCI IL NOSTRO FUTURO!

Assemblea aperta a studenti, docenti e interessati

Partecipa

FAUSTO RACITI

Già portavoce nazionale di Studenti di Sinistra

GIOVEDI’ 6 NOVEMBRE ORE 21

Palazzetto dei Nobili

martedì 4 novembre 2008

Università: verso il modello americano

Privatizzazione, tagli, blocco delle assunzioni. Questi, in sintesi, i tre pilastri dei provvedimenti sull’università contenuti nella legge 133/2008. Già, perché questa legge non è una riforma organica dell’università; al suo interno si parla degli argomenti più disparati: dall’università all’energia, dalle infrastrutture ai servizi pubblici locali. Il titolo di tale legge è "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria". Stupisce che si possa parlare di competitività, tagliando i finanziamenti e bloccando le assunzioni proprio nel settore della ricerca.
Ma quali sono i punti incriminati di questa “miniriforma” dell’università? Innanzi tutto, essa concede ai singoli atenei la possibilità di tramutarsi in fondazioni di diritto privato, in modo tale da potersi aprire ai finanziamenti di soggetti non pubblici, quali le aziende. Qualcuno potrà obiettare che questa è solo un’opportunità e non un obbligo per le università. Questo è vero; ma se da un lato tagliamo il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) – la principale fonte di sostentamento delle università italiane – per complessivi 1,5 miliardi nei prossimi cinque anni, e dall’altro concediamo loro la possibilità di accettare finanziamenti privati, in realtà stiamo ponendo gli atenei di fronte a una scelta obbligata: privatizzarsi o chiudere. Qualcun altro potrà obiettare che in fondo una tale trasformazione non è necessariamente un male; si, forse con la privatizzazione, avremmo università con strutture più belle, magari con servizi più efficienti, magari con meno sprechi sul piano amministrativo, ma sicuramente avremmo un’università e una ricerca meno autonome e piegate alle esigenze di chissà quale lobby o gruppo industriale. E in secondo luogo avremmo un’università non più pubblica e, in quanto tale, libera di aumentare le tasse – il cui contributo massimo è oggi fissato al 20% del FFO ­– indiscriminatamente, consentendo l’accesso a un numero sempre più esiguo di persone.
Si va quindi verso un modello americano di diritto allo studio; un modello nel quale gli abbienti studiano sempre e comunque, i meno abbienti studiano solo in caso di comprovata eccellenza, lottando tra loro per l’assegnazione di un piccolo numero di borse di studio. Un modello di istruzione classista, figlio di una deriva liberistica che accetta con bieca indifferenza il proliferare delle disuguaglianze sociali.
Alessandro Marinucci

venerdì 31 ottobre 2008

L. 133 e L'Università dell'Aquila

Il senato accademico dell' Università dell' Aquila nella giornata di ieri ha deciso all' unanimità di proclamare uno stato di mobilitazione dell' Ateneo nella giornate del 30 Ottobre e del 14 Novembre e di avviare contemparaneamente una serie di inizative aventi la finalità di sensibilizzare e informare sulla legge 133/2008 nelle singole facoltà. Anche l' Assemblea Generale del corpo accedemico è stata convocata per discutere dell' argomento. Il senato ha infine approvato una mozione del Consiglio Studentesco che chiede al Ministro Gelmini e al presidente della Commissione cultura del Senato della Repubblica l' abrogazione degli articoli 15 e 66 della legge 133/2008 e l' incremento dei fondi destinati all' università pubblica italiana.

Gianluca Cervale

giovedì 30 ottobre 2008

Meno istruzione più talk show

La legge n. 133 del 26 agosto 2008 decreta la fine dell’ Università Pubblica in Italia. Le limitazioni poste al turn-over del personale docente e tecnico amministrativo per gli anni tra il 2009 e il 2012 saranno un grave impedimento per chi vorrà intraprendere la carriera universitaria. Inoltre i tagli ai finanziamenti saranno una pesante scure pronta a scagliarsi contro il sistema – Università italiano. Il decreto “Gelmini” costituisce l’inizio di un processo che invece di guardare verso ciò che sarà vede quello che è stato. Causerà la perdita di numerosi posti di lavoro e peggiorerà le condizioni di categorie sociali che già oggi non possono essere annoverate tra le privilegiate. Crediamo quindi opportuno sostenere quanto sarà espresso nella manifestazione che si terrà il 30/10/2008 nella nostra città. Noi giovani democratici vogliamo essere vicini a tutti gli studenti, i professori e quanti hanno deciso o decideranno di battersi con tenacia per migliorare e garantire il proprio futuro. Non avremmo mai pensato di dover rimpiangere gli anni del Ministro Moratti ma, visto quanto accade, ci convinciamo che al peggio non c’è mai fine.
GIOVANI DEL PARTITO DEMOCRATICO DE L'AQUILA

lunedì 13 ottobre 2008

La Consulta Comunale

A seguire l’articolo uscito su Abruzzo24ore (http://www.abruzzo24ore.tv/news.php?id=7697) sulla proposta, da parte dei giovani del PD, di una Consulta comunale che li rappresenti:
Conferenza stampa, stamani, dei Giovani Democratici dell'Aquila, che propongono l'istituzione della 'Consulta Giovanile Comunale'. "La Consulta", si legge nella nota, "sarà l'organo consultivo del Consiglio comunale in materia di politiche giovanili. Attualmente i giovani di questo comune non hanno una reale rappresentanza che permetta loro di far sentire la propria voce sulle tematiche che li riguardano. E' assolutamente necessario interrompere ciò, e la Consulta è lo strumento per farlo".
"E' il contatto che i giovani chiedono per poter dialogare con le istituzioni che troppo spesso vedono come entità lontane ed incapaci di ascolto" ha sottolineato Stefano Albano. "E' la possibilità di capire quali sono i problemi e proporre soluzioni in prima persona, senza aspettare che altri le trovino per loro. E' la possibilità di prendere in mano i propri destini e, soprattutto, di farlo insieme.
Abbiamo immaginato la Consulta - hanno detto i giovani democratici - anche e soprattutto come luogo di discussione fra i giovani ed in un secondo momento di confronto e dialogo con il Comune".
La Consulta, la cui proposta sarà depositata in Comune e portata all'attenzione del Consiglio comunale dai consiglieri del Pd, si compone di un'Assemblea della quale faranno parte le rappresentanze studentesche di scuole ed università e tutte le associazioni ed organizzazioni giovanili ( studentesche, culturali, sportive, politiche, di volantariato ecc. ) che vorranno partecipare.
"Noi Giovani Democratici crediamo che nessuno è più titolato dei giovani ad occuparsi dei giovani, - hanno concluso - e proprio per questo motivo insieme al partito e con l'aiuto dei consiglieri comunali del PD verrà portata avanti questa proposta in Consiglio Comunale.

PS: su Abruzzo24ore trovate anche un servizio sul convegno sulla mafia che abbiamo realizzato noi Giovani Democratici del comune dell'Aquila a luglio scorso alla Festa Democratica, al quale hanno partecipato Salvo Vitale ( amico di Peppino Impastato ) e Annamaria Pancallo ( portavoce giovani di Locri ):
http://www.abruzzo24ore.tv/news.php?id=6224

giovedì 2 ottobre 2008

Tanto sono tutti uguali

Riporto alcune righe scritte da Simona Colarizi in Storia Politica della Repubblica, a proposito della prima tangentopoli:

Caratteristica dell’Italia è la sua debolezza congenita che, per quanto lucidamente consapevole dei meccanismi degenerati del sistema, esprime una rappresentanza a sua immagine e somiglianza. Il secolare deficit di senso dello Stato e l’acquisizione relativamente recente dei valori di democrazia, pesano nell’acquisizione della piena e consapevole cittadinanza che si compone di diritti ma anche di doveri. E per rendersene conto, basta considerare la vastità dell’evasione fiscale, della resistenza alle regole, dei comportamenti privati e pubblici ai limiti e oltre i limiti della legalità. Quel meccanismo, consenso in cambio di voti, alla base della partitocrazia, di per sé indica una collusione di fatto con la classe politica che non piace, ma viene mantenuta al potere fino a quando assicura favori e protezione. L’interpretazione di un crollo della prima Repubblica, abbattuta a furor di popolo grazie ai giudici che hanno smascheratole le malefatte dei partiti, è sicuramente consolatoria per la coscienza degli italiani.”

In questi giorni in America sta andando in onda un video delle Star di Hollywood per spronare gli elettori giovani:
«Non votare: a meno che non ti importi qualcosa dell’economia. O dell’educazione dei bambini, del riscaldamento globale, della guerra, del terrorismo, del diritto all’aborto, del Darfur, all’assistenza sanitaria. E solo in questo caso, allora sì, vale la pena votare. Perché votare, non è solo un dovere civico: è l’unico modo per cambiare le cose».

Non è molto che mi interesso di politica, ma è da sempre che cerco di capire la società in cui vivo.
Sempre più spesso mi capita di sentire giovani amici risentirsi della mia attività nel partito, convinti che l'unica soluzione sia non votare. «Tanto sono tutti uguali», dicono.
Proprio adesso che l’Abruzzo si ritrova meridionale e corrotto, credono di sopraelevarsi isolandosi dal sistema. Troppo facile.
Se la metà di quelli che non si sentono rappresentati dai partiti politici entrassero in uno di essi dando una mano alla minoranza “giusta” che è già inserita (perché qualche disinteressato c’è sempre), si potrebbe ribaltare la guida di questi oscuri protagonisti della partitocrazia italiana.
Ma finché l’interesse individuale verrà prima del benessere collettivo, finché sarà più facile generalizzare e rinunciare a combattere per una società migliore piuttosto di partecipare e giocarsela, fin quando farà comodo avere l’alibi della classe politica corrotta e ci si accontenterà di esso, allora vorrà dire che ci meritiamo tutto questo. Non ci meritiamo, però, la possibilità di criticare dall’alto.

Luigi Ranieri

martedì 16 settembre 2008

Ci troveremo mica a dover dar ragione a Berlusconi?

Il dibattito riprende a fatica all'interno del centro-"sinistra", ancora in cerca dell'energia necessaria per reagire all'uragano estivo e per affrontare una campagna elettorale tutta in salita. Potremmo infatti dire che sarà solo formale presenza!La sinistra "radicale" (o radical chic) è nel frattempo ancora energicamente incartata sul nodo delle alleanze; ci si divide, trasversalmente, sull'ipotesi di andare uniti con un listone oppure in ordine sparso con i singoli simboli di partito.E non è solo una questione di tattica ma anche di strategia.La segreteria regionale di Rifondazione è tornata sulla questione morale, puntualmente rispolverata anche dal Pd nazionale dopo la bufera giudiziaria: evento ciclico. Dunque un programma condiviso e liste di candidati pulite, senza indagati. Vallo a dire ai fortini dei dodicimila voti alla Di Matteo.Ci sono poi da vedere le scelte in merito ai candidati per le primarie, che qualche cantante stonato, fuori dal coro osa proporre. Riservate sempre alle dirigenze di partito. E qui torna in mente la ferrea legge delle oligarchie del sociologo Roberto Michels: "tutti i partiti politici si evolvono da una struttura democratica aperta alla base, in una struttura dominata da una oligarchia, ovvero da un numero ristretto di dirigenti. Questo deriva dalla necessità di specializzazione, che fa sì che un partito si strutturi in modo burocratico, creando dei capi sempre più svincolati dal controllo dei militanti di base. Con il tempo, chi occupa cariche dirigenti si imborghesisce, allontanandosi dalla base e diventando un'élite compatta dotata di spirito di corpo"(per chi era nei Ds, il pensiero corre inevitabilmente alla "trimurti"). Il rischio insomma è che la partita delle primarie riproponga la semplice formalità giocata a tavolino in cui gli elettori siano chiamati a ratificare scelte già adoperate dai vertici in base al loro serbatoio notevole di voti.Intanto lunedì, il grande giorno. Del Turco v/s Angelini. Serviva una premessa come quella sopra, per dire, fuori da ogni equivoco, che in due mesi, al di là di proclami ed annunci circa nuovi clamorosi arresti, dalla magistratura non è venuta una prova.Certamente non vorremmo martirizzare Del Turco! Ma soprattutto, freschi delle affermazioni di Berlusconi a discolpa del suo "collega" di tribunali all'indomani dell'arresto il 14 luglio, non vorremmo proprio doverci trovare a dar ragione a Berlusconi.

Marco Signori

http://www.marcosignori.blogspot.com/

martedì 9 settembre 2008

Andrea Fidanza commenta il caso Del Turco

A seguire l’intervento di Andrea Fidanza alla scorsa assemblea provinciale del PD del 21.07.2008:

"Ho sempre avuto molto rispetto per quei magistrati che fanno il loro difficile lavoro con scrupolo e serietà, magari senza eccessivi protagonismi, lontano dai riflettori, che preferiscono parlare più che con giornali e televisioni, con le loro sentenze. E’ un lavoro assai complesso, quello dei magistrati che debbono mettere le mani in mezzo a tante miserie umane e reprimere, con elevato senso di giustizia i fenomeni malavitosi di tutte le specie e dimensioni! Rimango stupito però, se proprio il loro ruolo principale è poi bloccato dal Presidente del Consiglio!!
Un mestiere complesso, dicevo, e difficile! Certo, ci sono come in tutte le attività umane magistrati che fanno il loro dovere fino all’ estremo dei sacrifici, e altri che non adempiono bene il proprio lavoro!

Riguardo le ultime vicende giudiziarie abruzzesi, dopo arresti e indagini, ho provato il primo giorno un senso di smarrimento, ma poi nei giorni seguenti ero profondamente arrabbiato!, perché non ci volevo credere, perché non ritenevo possibile che una persona rispettabilissima che dalla vita politica ha avuto tutto, potesse arrivare a tanto.
Trifuoggi, pensavo, è persona da tutti ritenuta retta e saggi, e se ha fatto quello che ha fatto avrà prove schiaccianti e chi ha sbagliato deve, ovviamente, pagare! Più passano i giorni però, e più le prove su cui si fonda l’ accusa appaiono farraginose! Non è di poca importanza la dichiarazione di Luciano Violante: “se le accuse sono vere è gravissimo, ma se si tratta di un errore giudiziario lo è ancora di più! ”.

Noi Giovani Democratici avevamo in mente di rilasciare una nostra dichiarazione nei giorni scorsi. Poi però sentendomi personalmente con gli altri ragazzi componenti del tavolo promotore regionale delle Province di Pescara, Chieti e Teramo, abbiamo deciso di aspettare.. crediamo sia giusto aspettare per capire se la procura abbia in mano qualcosa di più delle dichiarazioni di Angelini.

Nessuno di noi può sapere come andrà a finire. Certo è, che se qualcuno ha sbagliato, il suo è stato un errore personale, non c’ entra niente il Partito! E per questo rispetto ed ammiro la lettera di autosospensione dal partito di Del Turco indirizzata a Veltroni.

Riguardo la giovanile, entro la settimana prossima avremo un regolamento ufficiale ed entro il 19 Ottobre faremo le nostre primarie in modo da partecipare da protagonisti alla manifestazione del 25 Ottobre.
Questo vuol dire, caro Michele e caro Paolini, che noi crediamo ancora nel nostro Pd, che abbiamo voglia di reagire, andremo quindi oltre la rabbia e lo sconforto, continueremo a batterci per affermare le nostre ragioni. Sarà ancora più forte il nostro impegno per una grande campagna tesseramenti ed una ancora più grande, eventuale, campagna elettorale. Noi continueremo a mettere a disposizione la nostra giovinezza, le nostre idee, la nostra voglia di cambiare in meglio questa nostra società! Fiduciosi nel futuro.."

Andrea Fidanza,
Giovani PD provincia di L’ Aquila

giovedì 7 agosto 2008

O rinnovamento, o muerte

Ragazzi riporto il discorso che il nostro coordinatore comunale, Stefano Albani, ha tenuto nel corso dell'assemblea regionale del PD del 26/07 a Pescara, in un momento in cui amarezza (per il caso Del Turco) e voglia di riscatto scuotevano, come scuotono tutt’ora, il PD. Perché o si cambia o ci si estingue. Noi giovani dobbiamo essere la forza propulsiva per riportare il nostro partito in una dimensione reale, lontano dalle stanze di partito estranee alla nostra società, dove si decide a favore di chi? A ciascuno il suo, e nessun miglioramento cade dal cielo senza combattere per ottenerlo. Quindi rimbocchiamoci le maniche tutti per ottenere questo rinnovamento e, se non avverrà, vuol dire che in fondo non ce lo meritiamo, per il semplice fatto che non siamo stati capaci di conquistarcelo.
"Mi presento per chi non mi conoscesse: io sono il coordinatore comunale del PDGiovani dell'Aquila e sono anche membro del comitato promotore regionale dei giovani democratici ed ho chiesto la parola oggi perchè insieme ad altri amici della giovanile abbiamo ritenuto doveroso venire qui a dire delle cose, e soprattutto che a dirle fossero i giovani di questo partito. Vengo infatti a parlare in questa assemblea in un momento di grande delusione ed amarezza per tutti quei giovani che come noi vogliono essere partecipi della politica e che con entusiasmo vi si impegnano. Delusione ed amarezza per il tornado giudiziario che ha scosso la nostra regione, delusione ed amarezza per l'immagine che gli abruzzesi si stanno facendo di questo partito. In questi giorni molti fra i miei amici e coetanei che non militano nel PD non hanno fatto altro che ripetermi 'ma ancora con questo partito stai?', 'ancora con quelli?'...Francamente non potevamo cominciare il tesseramento in un momento peggiore, perchè se fino a pochi giorni fa eravamo convinti di tesserare tot numero di persone, oggi ne tessereremmo la metà, e dovremo anche ritenerci soddisfatti di questo risultato. Eppure questo è irritante; è irritante soprattutto se pensiamo all'entusiasmo che eravamo riusciti a raccogliere in un primo momento.Noi abbiamo avuto un picco: le primarie del 14 ottobre, uno dei momenti più partecipativi della storia dei partiti. Ma dal 14 ottobre il nostro partito, anche e soprattutto in Abruzzo, ha subito un forte calo in consensi e partecipazione. Ed è da qui che dobbiamo chiederci cosa c'è che non va, perchè noi giovani non crediamo che la sfiducia verso il PD derivi dal recente arresto Del Turco, ma che questo sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dobbiamo chiederci perchè in tanti non credono più nel progetto del PD. Durante le primarie le persone hanno avuto la sensazione reale di trovarsi davanti un partito che si apriva loro totalmente, che metteva il proprio destino nelle loro mani e che diceva loro 'scegli tu'. Ed era proprio quella la parola d'ordine di quei giorni: 'scegli tu', ed in tantissimi hanno partecipato col proprio voto. E mentre per chi compilava le liste delle candidature era necessario continuare a pansare in termini di DS, SDI e Margherita, per gli elettori esistevano solo i democratici che si mettevano in gioco.La scia di entusiasmo che ha seguito le primarie è stata senza esagerare travolgente. Io stesso mi sono avvicinato al partito in quei giorni ed ho visto persone di tutte le età fare altrettanto.Noi invece non solo non siamo stati in grado di incanalare e sfruttare pienamente quell'entusiamo, ma non abbiamo neanche instaurato un dialogo diretto con tutti coloro che credevano nel progetto del PD.E mentre lo slogan di Veltroni era 'portiamo la società civile nei luoghi della decisione politica', noi abbiamo dato l'immagine di un partito di dirigenti sempre più chiuso in sè stesso, troppo attento alle beghe interne alle istituzioni e poco ai problemi reali della gente. Un partito diviso al suo interno da vecchie identità ed etichette e non unito intorno ad una nuova visione della politica.In questo modo rischiamo di diventare un partito autoreferenziale.Ma noi dobbiamo scongiurare questo rischio, dobbiamo farlo per noi e per tutti coloro che ci hanno dato fiducia. Per tutti coloro che credono davvero che con il PD si possa avere una vita migliore.Siamo ancora in tempo per salvare il partito, ma per farlo dobbiamo smettere di far finta che tutto va bene e fermarci a riflettere su quali sono stati gli errori per poi trovare le soluzioni. Per noi giovani non può esservi altra via se non quella di guardare avanti.E allora guardiamo avanti e smettiamola, e qui lancio un appello a tutti i membri del partito, di considerarci ancora divisi in correnti ed ex partiti. Qui non c'è il partito democratico dei DS, qui non c'è il partito democratico della Margherita, qui c'è il partito democratico.Questo è ciò che i nostri militanti si aspettano da noi.Dobbiamo fare gioco di squadra e finchè non l'avremo capito non saremo mai un partito e continuerà a vincere il centro destra.Adesso in questo evento giudiziario dobbiamo fare gioco di squadra e non possiamo pensare di non difendere i nostri uomini finchè questi non vengano riconosciuti colpevoli, ma allo stesso tempo in questa vicenda dobbiamo distinguere il piano giudiziario dal piano politico.Il piano giudiziario spetta ai giudici e nessuno qui può pretendere di sostituirsi alla magistratura, ma il piano politico non possiamo permetterci di lasciarlo a qualcunaltro, e sul piano politico bisogna fare due considerazioni:1- è stata decapitata una giunta regionale a due anni dalla fine del mandato2- è in atto una manovra mediatica in Abruzzo di demonizzazione del PDE' proprio l'immagine del partito che dobbiamo tutelare e per noi giovani la soluzione è una sola: il rinnovamento del partito. In questi giorni ho sentito molti esponenti del partito regionale parlare di 'tanta voglia di buona politica, di nuova politica e di rinnovamento'. Il rinnovamento deve essere REALE e deve cominciare dalla dirigenza del partito e dalle candidature alle prossime elezioni regionali. Come? Chiaramente noi vogliamo che vengano candidati molti giovani ma dato che non è una questione anagrafica, supportando e candidando tutte quelle persone che finora sono rimaste nel partito in seconda e terza linea ma che hanno brillato come amministratori locali. Questo vuol dire rinnovamento REALE e badate bene non si tratta di una questione anagrafica ma di dare un'immagine di credibilità e competenza a coloro che credono in noi.Il nostro segretario regionale Luciano D'Alfonso, le cui parole all'assemblea dei giovani di Montesilvano ho ascoltato con attenzione ed ho apprezzato molto, dovrà essere il protagonista di questo rinnovamento e renderlo concreto. Ma come ha detto lui prima, non può fare tutto da solo ma deve essere aiutato da una collegialità di persone. Noi non possiamo stare a gurdare mantre lui compie il lavoro. Ebbene Segretario se questa sarà la linea del partito noi giovani non staremo a guardare. Se davvero avvieremo questo rinnovamento noi giovani ci saremo. Grazie"
Stefano Albano

giovedì 24 luglio 2008

La questione morale

Sono ormai passati giorni dalla fatidica mattina in cui l’ arresto del presidente della regione, Ottaviano Del Turco, di alcuni assessori che formavamo la sua giunta e di alcuni consiglieri regionali. Il tempo trascorso non ha cancellato le sensazioni di amarezza e stupore che quel giorno ha lasciato dentro di noi. Sono state fatte tante e ripetute considerazioni sulle conseguenze che la bufera giudiziaria dovrebbe portare all’ interno della politica. Non c’è intervento in cui non si parli di questione morale. In proposito vorrei dire alcune cose. Se la questione morale c’è, esiste, sono convinto che riguarda tutta la politica e non solo parte di essa. Tra gli arrestati ci sono personaggi di entrambi gli schieramenti e inoltre la lista delle persone sottoposte alla misura cautelare dell’ arresto ( ci terrei a sottolineare il termine misura cautelare poiché nessuno è ancora stato giudicato, tantomeno condannato ) non sono le uniche coinvolte nelle indagini della procura pescarese. Come ha sottolineato lo stesso procuratore Trifuoggi, l’ indagine va oltre le persone arrestate. Quindi, nell’ attuale situazione, non ritengo che si possa parlare di questione morale volgendo lo sguardo verso la sola classe dirigente del centro – sinistra. Il problema va oltre la singola coalizione, va oltre il singolo partito. E sinceramente non spetta a noi risolvere problemi di competenza dell’ ordine giudiziario e non dobbiamo avere la voglia e, consentitemelo, la presunzione, di diventare tutti magistrati dell’ ultimo secondo, giudici senza oggetto di giudizio, proferitori di verità presunte ( tali sono quelle che non sono supportate da validi elementi e noi cittadini non abbiamo e non avremo mai una conoscenza degli atti processuali tale da poter dire: così e non c’è alcun dubbio ). Lasciando, come ben si capisce da quanto appena detto, il giudizio sugli indagati al magistrato competente e le questione morale ai tanti filosofi dell’ ultimo momento che tanto amano confrontarsi con questo tema evocando cambiamenti radicali che ricordano molto le trasformazioni dei personaggi del Gattopardo ( si cambia tutto perché nulla cambi ), vorrei dire che nella politica c’è bisogno di rinnovare. Rinnovare perché non si comprendono più i problemi con cui si confrontano le persone quotidianamente. Rinnovare perché c’è bisogno di un collegamento forte della politica con la società civile, con i talenti. Rinnovare perché c’è bisogno di una gestione del potere che ci proietti nel futuro e non ci tenga zavorrati al presente. Insomma il rinnovamento non deve essere un’ operazione di sciacallaggio sulle vicende giudiziarie dell’ ultima classe dirigente. Se nella vecchia guardia ci sono delle responsabilità, certamente esse saranno accertate. E chi ha sbagliato sopporterà il peso dei propri errori e pagherà per quanto di sbagliato commesso. Ma si sbaglia se si dice o si pensa che l’ unico male della politica degli ultimi tempi sia la corruzione, la concussione, l’ associazione a delinquere. Nei partiti ci sono persone oneste, persone integre e che sono uscite pulite anche dalle ultime vicende. Insomma, chiedendo scusa a chi ha letto per la noia che certamente ho procurato scrivendo, le ragioni per rinnovare non devono essere la questione morale, la presunta corruzione della vecchia guardia ( una cosa del genere sarebbe profondamente ingiusta perché l’ onestà delle persone è caratteristica intrinseca di ognuno e non si presta a facili quanto retoriche generalizzazioni ), ma deve essere la diversa visione del futuro. Il cambiamento dovrà essere ideale e di sistema. Dovrà vincere chi riuscirà a dipingere l’ immagine più credibile, seria, appetibile, desiderabile, dell’ Abruzzo e dell’ Italia tra cinque, dieci, venti anni. Se gli stravolgimenti saranno dovuti ad altro si finirà per finire schiacciati dal peso del potere e della sua gestione, proprio come i topolini che cercando pezzi di formaggio non si preoccupano delle modalità e dei luoghi della ricerca e finiscono distrutti dalle trappole costruite per segnare il loro destino.
Gianluca Cervale

lunedì 30 giugno 2008

I cento passi

Nel corso della Festa Democratica (chiamatela anche Festa dell'Unità se volete!), i giovani del PD hanno organizzato un evento molto interessante:

La mafia a trent'anni dall'uccisione di Peppino Impastato

incontro con:
Annamaria PANCALLO Portavoce ragazzi di Locri, Salvo VITALE Amico di Impastato (sarebbe il rosso nel film I cento passi), Ottaviano DEL TURCO Beppe LUMIA Vice Presidente commissione antimafia.

Mercoledì 2 luglio ore 18:30Democratica Festa-Parco del Castello, L'Aquila

Festa Democratica

Fino a sabato 5 luglio nella magica atmosfera che circonda il Forte Spagnolo a L’Aquila si terrà la 1° Festa Provinciale del Partito Democratico. Una nove giorni all’insegna del divertimento ma anche del confronto e della riflessione politica.
Puoi trovare il programma completo qui:
http://www.partitodemocraticoaq.it/programma-festa-democratica-08.pdf

mercoledì 4 giugno 2008

Matrimoni gay

Fondamentalmente un messaggio di civiltà è stato quello lanciato oggi pomeriggio nella splendida cornice del Castello cinquecentesco dell’Aquila. Con pacatezza ed entusiasmo sono stati celebrati due matrimoni omosessuali, uno fra una coppia di uomini ed uno fra una coppia di donne, anche se solo il primo costituito da due ragazzi con reale legame di fidanzamento, mentre quello fra le due lesbiche è stato espressamente simbolico. Massiccia la presenza dei media locali e nazionali, tanto da far rinunciare numerosi “promessi sposi” all'atteso evento, intimiditi dal rischio di finire sulle pagine dei giornali e sugli schermi delle tv, e subendo così ripercussioni nella vita quotidiana. Sono state quindi solo due le coppie, a fronte delle circa venti previste, a contrarre il simbolico matrimonio con l’enunciazione di un brano tratto dal “messaggio di Silo”, dello scrittore e filosofo argentino Mario Rodriguez Cobos, fondatore dell’Umanesimo universalista ed autore eterosessuale, hanno tenuto a precisare gli organizzatori, che nel suo libro propone una lettura soggettiva per tutte le fasi della vita della persona, come i principi, le scoperte, il cammino di pace e, come in questo caso, il matrimonio, che è visto come una cosa personale ed intima, estremamente soggettiva e non come una ludica festa da esternare e magari condividere con decine di persone. Ed il messaggio è quello dell'amore, di un connubbio e di una complicità che non a tutti i costi deve coincidere con il sesso, perchè si può amare chiunque, l'amore è un sentimento profondo avulso dal sesso.
“Sposiamo la libertà di tutti e di tutte” era scritto nel cartello tenuto in mano da Carla, 41 anni, giornalista e scrittrice dell’Aquila, e Barbara di 46 anni di Roma, oggi spose.
Un “appello alla laicità dello stato perché nessuna legge religiosa deve interferire sul mondo laico” è stato quello rivolto da Carla, cui è seguito l’urlato sfogo di Barbara, “venite fuori tutti, cacciate ovaie e p…, i matrimoni sono un nostro diritto”, con chiaro riferimento alla perdurante ghettizzazione della condizione omosessuale.
Fra gli sposi omosessuali, Emiliano Granatelli dell'associazione Stargayte, operante a Roma e Firenze sui temi della diversità, che ha dichiarato come l’iniziativa di oggi sia stata “non provocatoria ma una manifestazione per uscire alla luce” ed ha tenuto a precisare come celebrazioni di questo tipo siano assolutamente anche per coppie eterosessuali.
Presente ai matrimoni anche l’onorevole Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, che ha ricordato come 22 paesi europei su 27 hanno già riconosciuto le coppie di fatto, e che l’Italia dovrà adeguarsi perché la Carta dei diritti di Lisbona, all’articolo 9, sancisce il diritto, per tutti i cittadini, di farsi una famiglia.
Prossimo appuntamento, il 31 agosto alla tomba di Ulrichs, giurista e latinista tedesco, primo militante del movimento di liberazione omosessuale, sepolto al cimitero dell'Aquila.
(
Articolo scritto per www.abruzzo24ore.tv)

I media, almeno quelli locali, hanno rispettato il loro bigottismo ed il loro localismo; pur essendo presenti in massa, fotografi, telecamere e tanti, tanti giornalisti, la “loro” notizia è stata semplicemente che invece di dieci coppie se ne sono sposate due. Se questo è il giornalismo…VIVA MARCO TRAVAGLIO (ma anche se il giornalismo dovesse essere altro!!)
L’editore di una tv locale si è sentito in dovere di trasmettere un editoriale con le sue personali opinioni, come d’altronde fa quotidianamente, ricordando il “tanto clamore per nulla” dopo aver realizzato quattro servizi sulla manifestazione. E ricordando a tutti come esista la libertà, anche in Italia. La libertà anche di amarsi e stare insieme, senza la necessità di dover ostentare la propria sessualità. Per fortuna, non ce ne eravamo accorti! Forse perché Sua eccellenza, nello stesso momento, ci diceva il contrario, fra l’altro nello schermo della stessa tv in questione.

Marco Signori

venerdì 16 maggio 2008

Silenzio Ingombrante

E' trascorso un mese dalla pesante sconfitta elettorale che, sia sul piano nazionale che locale, è stata il segnale di un distacco che si è venuto a creare tra il nostro partito e parte della popolazione, dei cittadini, della cosiddetta società civile. Bene, la domanda che da un po’ di tempo mi pongo e che oggi, con queste poche righe, intendo porre a chi leggerà questo articolo è: COSA E’ STATO FATTO E COME INTENDIAMO PROCEDERE PER TENTARE DI RICUCIRE LE CESURE??
Riguardo al primo punto della domanda, credo che la risposta più condivisibile sia: niente o quasi niente. Giustifichiamo il tutto dicendo che il periodo post-elettorale serve per metabolizzare, riorganizzare le idee; in modo da essere in grado di porre in essere delle azioni coerenti con il ruolo che il risultato delle urne ci ha affidato. Niente di più vero, ma ora? Non è forse giunto il momento di comunicare il risultato frutto della riorganizzazione delle idee e delle riflessioni post-elettorali? Io credo proprio di si. Credo che tal momento non è più rimandabile, rinviabile. È giunta l’ora di interrompere un silenzio che ormai sta diventando difficile da capire per chiunque. La cittadinanza, e la società civile di cui si vuole essere primi interlocutori, sentono il bisogno di confronto, vogliono poter esprimere opinioni, comunicare pensieri, sentire che il PARTITO DEMOCRATICO non è un sistema di potere auto-referenziale incapace di sostenere la discussione e di offrire soluzioni. C’ è bisogno di incontri che offrano la possibilità di discutere, di esprimersi, di sentire che è possibile comunicare i propri disagi, le proprie aspettative. Perché C’E’ QUALCUNO CHE TI ASCOLTA, QUALCUNO CAPACE DI RACCOGLIERE PROPOSTE VALIDE E TENTARE DI REALIZZARLE, QUALCUNO IN GRADO DI FORNIRE RISPOSTE AI NUMEROSI QUESITI CHE OGNI UOMO SI PONE. Credo che questo qualcuno possa, anzi diciamo debba, essere il Partito Democratico. E' per questo che ho deciso di partecipare attivamente alla vita del partito. Ora è giunto il momento di mettere in pratica la teoria, di interrompere un silenzio che è sempre più ingombrante, o non diventeremo mai quello che speriamo di essere.
Gianluca Cervale

lunedì 12 maggio 2008

Il bello e la bestia

L’affabile cortesia di Fabio Fazio ha fatto danni: Marco Travaglio, intervistato durante "Che tempo che fa", ha parlato di rapporti del nostro nuovo Presidente del Senato Schifani con persone condannate per mafia. Il risultato è stato un putiferio e, come al solito, tutta la classe politica, PD incluso, ha criticato il giornalista, adducendo la discutibile argomentazione che la libertà di espressione non può essere una scusa per offendere qualcuno senza che questi abbia opportunità di contraddittorio. Magari mi sbaglio, ma credo la libertà di espressione sia più importante della paura di offendere qualcuno. Ognuno può dire quello che vuole, ma se danneggia la dignità di una persona dicendo il falso, la presunta vittima può denunciare l’accaduto. Credo debba funzionare cosi, e non è giusto minacciare consigli di amministrazione Rai che possano intimorire i conduttori televisivi in modo da creare un’autocensura a priori. SE Travaglio ha screditato Schifani senza motivo, che sia oggetto di querela da parte di Schifani. MA se Schifani fa intervenire i vertici Rai e i suoi amici politici, che all’unanimità (solo Di Pietro si è schierato con Travaglio) si scagliano contro il giornalista, e SE Schifani non denuncia Travaglio, cosa dovrei pensare?
La giustizia la fanno i tribunali, non le dichiarazioni rilasciate alla televisione, e anche se 1-2-3-4-5-10-100 politici rilasciano la stessa intervista, il succo non cambia, la giustizia la fanno i tribunali: Schifani querelasse per calunnia Travaglio altrimenti faccia silenzio, lui e tutto il suo fascio.

martedì 6 maggio 2008

Il Sindacato

Nell’epoca delle caste, sotto la lente di ingrandimento è finita anche quella sindacale, che forse quanto quella politica, se non di più, è diventata un’èlite consolidata di potere, soldi e affari. Gli iscritti al sindacato, meglio se nelle grazie di qualche suo esponente accreditato, entrano in uno scudo protettivo che non fa altro che alimentare il ceto.Spesso anche “con il benestare” o forse sarebbe meglio dire con la collusione “di un sistema politico giunto ai minimi della popolarità e spaventato dalla loro capacità di mobilitazione”, quelli che dovrebbero rappresentare i lavoratori, hanno raggiunto un potere, economico ma non solo, che non fa altro che alimentare le spese della collettività.Ostaggio di questa casta, il parlamento approvò anche una legge che concedeva loro la possibilità di licenziare i propri dipendenti senza rischiarne poi il reintegro; alcuni disparati deputati, negli anni, tentarono invano di proporre provvedimenti nel tentativo di obbligare i sindacati a fare luce sui loro conti.Con la complicità-collusione della politica, i sindacati, che ricevono automaticamente dagli enti previdenziali le trattenute dei loro iscritti, si sono visti confermare questa consuetudine del vitalizio, e respingere la proposta di Forza Italia che chiedeva di introdurre un periodico rinnovo.I sindacalisti, di ogni estrazione, ma, come al solito, l’esser di sinistra è inversamente proporzionale al proprio status, aumentano sempre più quello scollamento che rimproverano alla classe politica, con uno standard di vita ed uno status economico che ben poco ha a che vedere con i lavoratori che pretendono di rappresentare.Seppur l’emblema del sindacato non è detto che sia lo spaccato dei patronati siciliani in cui vengono distribuite buste della spesa alla vigilia delle regionali, con su scritto il nome del candidato, è senza dubbio verosimile che chi siede ai tavoli di contrattazione, nazionali e non, per rappresentare i lavoratori, finisca per avere una percezione maggiormente diversa dalla realtà di quanto non l’abbia il politico di turno.E noi paghiamo, anche per loro, per le loro strutture, per la loro bella vita, per i loro permessi, per i loro funzionari, per le loro auto di lusso, mantenendo in vita tre carrozzoni fondamentalmente autoreferenziali e volti a tutelare e garantire solo se stessi.I delegati delle tre centrali sindacali sono 700 mila, sei volte più dei carabinieri, con forza lavoro gratuita perché pagata da noi coi dipendenti statali distaccati e con privilegi che non ha più neppure il parlamento: lo sconto sui contributi sociali, che per i funzionari in aspettativa distaccati sono a carico nostro.

Marco Signori

sabato 26 aprile 2008

Il 25 Aprile

Un giorno per ricordare. Un giorno per pensare, riflettere. Un giorno per guardare al futuro. Quel futuro che noi più di tutti dobbiamo costruire. Quel futuro che dobbiamo sentire nostro. Sono trascorsi 63 anni da quel 25 APRILE del 1945. Giorno di gioie, giorno in cui le truppe naziste furono finalmente allontanate dalla nostra Italia, in cui il fascismo fu finalmente sconfitto. Dopo 63 anni con questo articolo voglio ricordare tutte quelle persone che hanno dato ( o rischiato ) la loro vita per donarci la libertà, per darci la possibilità di esprimere liberamente le nostre idee, per rendere possibile il dissenso, per avere un’ informazione credibile e indipendente, per affermare i diritti inviolabili della persona umana, per consentire la scelta democratica dei governanti. Il 25 APRILE vinsero i movimenti di liberazione, vinse la resistenza; più di tutti vinse l’ ITALIA UNITA, L’ ITALIA LIBERATA. Gli sconfitti furono i totalitarismi che avevano distrutto il nostro paese. Sconfitto fu il fascismo che aveva diviso l’ Italia; sconfitta fu L’TALIA DIVISA, L’ ITALIA DERUBATA E COLPITA AL CUORE, L’ ITALIA PRESA A TRADIMENTO. Troppe volte oggi si tenta di far dimenticare che prima del 25 APRILE 1945 tanti diritti, che oggi sono diventati quasi assodati, non erano garantiti. 63 anni fa vinse la libertà. Vinsero gli uomini che, pochi anni dopo, contribuirono a scrivere la Costituzione della Repubblica Italiana. Vinsero gli uomini grazie ai quali oggi possiamo dire:
1- “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’ uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’ adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale (ART 2 COST.) ;
2- “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, e di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali […] (ART 3 COST.) ;
3- “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione […] (ART 21 COST.) ;
4- “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome (ART 22 COST.) ;
Gli articoli citati, e tanti altri, sono scritti col sangue di chi si è battuto per la libertà, per l’unità del nostro paese, per la pari dignità sociale. Quando si parla, o si sente palare di diritti, di dignità, di garanzie, di libertà il pensiero deve andare a quelle persone che hanno lottato per garantirli a tutti e i gesti devono imitarli.
“Viva l’ Italia
l’ Italia liberata […]
viva l’ Italia
presa a tradimento […]
l’ Italia tutta intera
viva l’ Italia
l’Italia che resiste”. (F. De Gregori)

lunedì 21 aprile 2008

Protagonismo giovanile e partecipazione attiva

La Regione Abruzzo - Assessorato alle Politiche Sociali e Cultura ha diffuso l'avviso pubblico "Protagonismo giovanile e partecipazione attiva" (BURA n.1 ord. del 4.1.2008), con scadenza 30 aprile 2008. La Regione si propone di assegnare le risorse del Fondo per le Politiche Giovanili attribuite per il 2007 dal Ministero per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive per rendere protagonisti i giovani abruzzesi. I giovani appartenenti alla fascia di età compresa tra i 15 ed i 29 anni possono proporre le proprie idee ed i propri progetti ad Associazioni che operano a favore dei giovani ed Enti pubblici per la realizzazione e la gestione di interventi innovativi volti a valorizzare la partecipazione e il protagonismo giovanile. I progetti dovranno essere trasmessi alla Regione Abruzzo entro il 30 aprile 2008.

Per maggiori info:
http://osr.regione.abruzzo.it/do/index?docid=4840

mercoledì 16 aprile 2008

E ora vietato demordere

Siamo nel giorno dei bilanci, delle conclusioni, delle somme. Bene. Le elezioni politiche non sono state il successo sperato.Nonsiamo riusciti ad evitare che Berlusconi tornasse al governo. Lasciatemi dire che è doveroso fare gli auguri allo schieramento a noi avverso. E' anche doveroso, però, continuare a lavorare per far crescere il Partito Democratico. La politica è fatta di tante battaglie; perdere deve essere solo lo stimolo per fare meglio. Per noi far meglio vuol dire avvicinare i giovani alle istituzioni e le istituzioni ai giovani. Possiamo farcela. Facciamolo insieme, noi e tutti quelli che vorranno aiutarci.
Gianluca Cervale

Arrivederci e grazie!

Berlusconi per altri 5 anni. Per questo vorrei ringraziare:
Quelli che votano alla leggera, influenzati dalla TV, senza informarsi approfonditamente ed in modo attivo, usando internet;
Quelli che votano secondo convenienze personali, che da classici italiani pensano solo a se stessi, che magari se vince berlusca possono evadere di più, e non si rendono conto che se ognuno pensa ai propri interessi non troveranno molta convenienza in un Paese che va a rotoli e si spacca (prima delle elezioni un mio amico libero professionista mi diceva: "io voto Berlusconi perché con lui posso fregà meglio");
Quelli che votano per corporativismo, perché credono di essere avvantaggiati se vince la coalizione che appoggia la loro categoria (e al diavolo tutti gli altri!);
Quelli che votano per conoscenze personali, al di là di ogni ideologia (l’Autonomia del Sud a L’Aquila ha avuto un successo spropositato perché appoggiata da De Matteis: classica storia dei tizi che vanno da destra a sinistra ma prendono sempre gli stessi voti);
Quelli che non votano, che non difendono ciò in cui credono perché non credono in nessuno, primi responsabili del ritorno dell’immortale;
Quelli che si sono limitati a votare PD, senza fare altro: se tutti i sostenitori di Veltroni si fossero attivati con entusiasmo per contaggiare il prossimo con l’idea innovativa che il PD rappresentava, le cose sarebbero andate diversamente (ma molti amici avevano esami da preparare, la partita da vedere, l’aperitivo da non perdere…tutto sempre più importante dell’impegno sociale);
Quelli che sono la maggioranza in questo Paese, che hanno preso una decisione netta, la stessa decisione presa nel 1994 e nel 2001.
Tutti quelli voglio ringraziare perché, fatto il mio dovere, mi sento più libero adesso che spetta a loro la responsabilità di ciò che accadrà all’Italia.

PS: ecco cosa mi ha scritto un amico scozzese: “I cannot believe that Italy elected Berlusconi!! Again!!! What is wrong with Italy haha”

domenica 6 aprile 2008

Il 9 Aprile

I giovani sono il futuro, sono una speranza, libertà, fantasia, semplicità.
Ma spesso i giovani d’oggi sono anche paura, insoddisfazione, sottomissione, sfiducia.
E c’è chi pensa che siano una quiet generation, che la verità è che a molti ragazzi lavorare non piace, che sanno solo oziare e lamentarsi.
Non permettiamolo!

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. […]
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicita'.
Pablo Neruda

Noi vogliamo essere vivi. Vogliamo cambiare quello che non ci piace, cercando di non limitarci alla semplice critica. Vogliamo essere capaci di rischiare per un ideale, per un valore. Vogliamo poter essere liberi di scegliere, di agire, e di riconoscere i nostri errori. Vogliamo crescere consapevoli della nostra integrità morale, disconoscendo compromessi e furberie. Vogliamo andare fieri dei nostri meriti ed assumerci le responsabilità dei nostri demeriti.
Se anche tu lo vuoi.
IL 9 APRILE STAI CON NOI, e decidi di aiutarci.

GRAN HOTEL, CORSO FEDERICO II (VILLA COMUNALE),
MERCOLEDI’ 9 APRILE 17:30

GIOVANI DEL PARTITO DEMOCRATICO (AQ)

mercoledì 2 aprile 2008

Una legge per tutto

"Nel mare magnum delle leggi è facile trovare qualche onda compiacente che porti alla riva anche il naufrago reo, o, peggio, che faccia naufragare l'innocente". Voglio iniziare questo mio discorso citando una famosa frase scritta qualche anno fa, precisamente nel 1942, dal filosofo F. Lopez de Onate. Non c'è detto più adatto per rappresentare quello che potrebbe accadere se ci si confrontrasse col mare magnum di leggi, decreti legge, decreti legislativi, regolamenti, norme comunitarie, referendum, sentenze normative della Corte Costituizonale che costituiscono attualmente l'ordinamento giuridico italiano. Sono in molti a pensare che l'unico modo utile per garantire il rispetto dei diritti dei più deboli sia legiferare. Io non credo sia così. Credo che sia esattamente il contrario. Quando le leggi diventano troppe, troppo prolisse, troppo complicate, sono proprio i soggetti più deboli a rischiare di subire il danno più evidente. Le leggi, quando sono troppe e poco chiare, possono contraddirsi. I diritti che le leggi garantiscono, di seguito, possono elidersi a vicenda, negarsi l'un l'altro, svuotarsi di contenuti precettivi. In questa situazione è chi può permettersi l'avvocato più bravo, quello più esperto, e che quindi costa di più, ad avere possibilità di aggirare la legge e, quindi, di potersi permettere di violarla senza incorrere nelle sanzioni previste. Diceva il Manzoni: "Le grida son tante! E il dottore non è un' oca: qualcosa che faccia al caso mio saprà trovare". Le conseguenze dell' ipertrofia legislativa sono anche altre. Si produce infatti uno svuotamento dei poteri delle assemblee rappresentative ( quando le leggi sono troppe, spesso diventano incomprensibili, autorizzando gli operatori del diritto a interpretazioni troppo libere;il legislatore diventa di fatto il giudice e non più l'assemblea). Entra in crisi il concetto di certezza del diritto (non si ha più consapevolezza del proibito e del consentito). Per tutti questi motivi credo che la proposta che sta portando avanti Walter Veltroni, di ridurre il numero di leggi che hanno cittadinanza nell' ordinamento giuridico italiano (io aggiungerei il tentativo di rendere le leggi meno cavillose e più comprensibili), sia importante. Cominciamo a capire che il motto non deve essere: UNA LEGGE PER TUTTO. Credo che in un paese in cui c'è stato bisogno di stabilire per legge, art. 22 del regolamento di polizia mortuaria (decreto presidenziale n. 285/1990), che il Sindaco ha tra i suoi poteri quello di stabilire "le modalità per la sosta dei cadaveri in transito" comprendere che NON SERVE SEMPRE UNA LEGGE sia fondamentale. Sarebbe bello se questa considerazione diventasse bipartisan.

Gianluca Cervale

martedì 1 aprile 2008

Uguali e Diversi

Siamo nel 2008. L' Unione Europea sta diventanto sempre più una unione di popoli caratterizzata da fini socio-culturali oltre che economici. Il nostro paese e, di seguito, la nostra regione e la nostra città si trovano coinvolti in un processo di integrazione sempre più ampio, che con il tempo si apre alle culture più varie e trascende i confini dell' occidente. Siamo di fronte ad una scelta. Prender parte a questo processo di integrazione o rimanere inerti, come spettatori dell' ennesimo reality: OCCIDENTE CONTRO TUTTI. Questa mattina, guardando una delle tante trasmissioni politiche che vanno in onda in questi giorni di frenetica campagna elettorale, ho appreso con felicità che anche il governatore del Veneto Galan è intervenuto a favore di alcune proposte aventi l'obiettivo primario di favorire una reale integrazione degli immigrati presenti nel territorio della sua regione e di aiutare a cancellare il concetto che l' immigrato va tollerato(=sopportato), perchè svolge lavori utili alla nostra economia ecc. Mi sono detto: non possiamo restare a guardare. Credo che sia fondamentale dare il nostro contributo. Dobbiamo lavorare affinchè si capisca che quello che è diverso da noi e dalle nostre usanze non è necessariamente mostruoso. Dobbiamo far conoscere la nostra cultura, le nostre leggi, i nostri usi e costumi. E' molto più facile che si rispettino leggi di cui si conoscono le motivazioni. Nello stesso tempo dobbiamo aprirci alla conoscenza dell' altro, forti dei nostri principi e senza il timore di subire contaminazioni. Insomma c'è bisogno di costruire le fondamenta di un dialogo tra "diversi". Tra quei "diversi" che sono tutti uomini, uguali e pari tra loro. Che si differenziano solo per un divergente modo di vedere le cose che li circondano. Dialogando si può capire che le differenze sono colmabili. Si può capire che si può star bene insieme anche dando due interpretazioni differenti di uno stesso evento. Cominciare un discorso su temi di questa portata non è certo cosa facile e noi non abbiamo dalla nostra competenze legislative che possano facilitarci il compito. Ma non dimentichiamo di essere giovani, di essere quelli che dovrebbero non avere pregiudizi. Dimostriamo di avere voglia di conoscere e di non sentirci superiori. Come farlo? I modi sono molteplici. In un convegno organizzato ad Avezzano, in cui si discuteva di diritti umani, di tribunali internazionali ecc, erano ospiti una signora di Israele e un signore Palestinese che per me sono stati l'esempio di come integrare culture "diverse" in nome dell' uguaglianza tra gli uomini è possibile. Raccontavano come nel mezzo del conflitto israelo-palestinese fosse stata creata una comunità all'interno della quale riescono a convivere pacificamente famiglie dell'una e dell'altra etnia. Ora, l'integrazione è possdibile in luoghi dilaniati dai contrasti e non è possibile nel bel paese? Io non lo credo e spero che voi siate d'accordo con me. Organizzare una comunità in cui far convivere italiani e "stranieri" sarebbe probabilmente improbabile e privo di senso. Ma perchè non utilizzare quelle attività sociali che sono l'esempio più eclatante della parità tra ogni uomo per integrare? Termino con un esempio: lo sport. In una piscina prima di cominciare a nuotare, su un campo di atletica prima di iniziare a correre, in uno stadio prima di inziare una partita di rugby, di calcio o altro, non conta essere bianchi o neri, cristiani o musulmani, comunisti o fascisti e chi più ne ha più ne metta: conta solo ESSERE UOMINI.

Gianluca Cervale

lunedì 31 marzo 2008

Voglio una donna – Vecchioni

Una canzone di Natale che le prenda la pelle

E come tetto solo un cielo di stelle;

abbiamo un mare di figli da pulirgli il culo:

Che la piantasse un po' di andarsene in giro

La voglio come Biancaneve coi sette nani,

noiosa come una canzone degli "Intillimani"

Voglio una donna "donna", donna "donna" donna con la gonna, gonna gonna

Voglio una donna "donna" donna "donna" donna con la gonna gonna gonna

Prendila te quella col cervello, c

he s'innamori di te quella che fa carriera,

quella col pisello e la bandiera nera

la cantatrice calva e la barricadera

che non c'e mai la sera.....

Non dico tutte: me ne basterebbe solo una,

tanti auguri alle altre di più fortuna

Voglio una donna, mi basta che non legga Freud,

dammi una donna così che l'assicuro ai "Lloyd"

preghierina preghierina fammela trovare,

Madonnina Madonnina non mi abbandonare;

Voglio una donna "donna" donna "donna" donna con la gonna gonna gonna

Voglio una donna "donna" donna "donna" donna con la gonna gonna gonna

Prendila te la signorina Rambo c

he s'innamori di te 'sta specie di canguro

che fa l'amore a tempo

che fa la corsa all'oro

veloce come il lampo

tenera come un muro

padrona del futuro....

Prendila te quella che fa il "Leasing"

che s'innamori di te la Capitana Nemo,

quella che va al "Briefing"

perché lei è del ramo,

e viene via dal Meeting s

tronza come un uomo

sola come un uomo


Questa canzone esemplifica in maniera ottimale quello che io ho voluto esprimere sul mio post “La nostra forza. Io: donne”.
Qui troviamo contenuto anche il punto di vista di un uomo che io, invece, avevo trascurato.
Interessandoci qui di donne e politica, ho cercato di riflettere a una possibile correlazione fra le donne viste dagli uomini in generale e le donne viste dagli uomini nella politica, appunto.
Sinceramente non sono riuscita a trovare un punto di distacco significativamente interessante: una donna è sempre una donna e un uomo è sempre un uomo. E, di più, un uomo e una donna si scelgono sulla base di criteri ben definiti che vanno senz’altro al di là dell’attività politica.
Il punto risiede nel fatto che nella storia alle donne sono stati riconosciuti solo capacità e ruoli limitati alla procreazionee alla cura della prole e della famiglia. E così gli uomini continuano a vederci. Con l’emancipazione femminile si è reso necessario rivedere questo genere di posizione: abbiamo saputo eguagliare, e in molti campi superare, il genere maschile.
Ma allora perché, dopo anni di lotte per l’emancipazione e i tanti – grandi – risultati ottenuti, Roberto Vecchioni continua a volere “una donna con la gonna”?
Perché, tornando al post, “ci piace l’emancipazione femminile, vogliamo la parità, vogliamo fare carriera, vogliamo fare politica” oppure “ ci piace uscire da sole, vogliamo vedere uomini che fanno uno spogliarello tutto per noi, vogliamo aprire al fioraio che ha una consegna da fare”.
Insomma, la sostanza resta la stessa: dobbiamo prendere coscienza e fare presente a tutti che non esiste né la “donna con la gonna” né “quella col cervello”: siamo tutte tutte e due e possiamo fare qualsiasi cosa vogliamo in ogni campo, politica compresa naturalmente – con la gonna E col cervello!!!
Il mio contributo potrebbe sembrare generalista. In effetti, per ora non vuole essere altro che uno spunto di discussione alla quale io stessa cercherò di apportare dati più approfonditi per analizzare insieme a chiunque vorrà la situazione del ruolo della donna nella politica sulla scena italiana attuale.

Lisa

mercoledì 26 marzo 2008

La nostra forza. Io: donne!

In occasione della festa della donna – l’8 marzo, in effetti forse è un po’ tardi, ma la sostanza non cambia – ho raccolto un po’ di idee sulla situazione attuale della donna. Sono arrivata alla conclusione che una donna non è solo UNA donna ma che, come essere umano, racchiude in sé TANTE donne o meglio, non ha un solo modo di essere ma diversi modi per esprimere il suo essere ed esserci. Quello che conta è prendere coscienza di tutto ciò e manifestarsi per quello che si è in ciascuna circostanza nella quale si opera.
Io sono una giovane donna impegnata su vari fronti: sociale, professionale, di studio, familiare ma non rinuncio alla mia parte di donna femminile e, di tanto in tanto, anche disimpegnata, forse anche un po’ frivola.
Ho avuto modo di verificare che da qualche anno, e forse dagli ultimi 100 – volendo esagerare! – sono cambiate ben poche cose nella giornata dell’8 marzo.
Questa data continua ad essere:
- cortei per la rivendicazione dei diritti, di donne colte, intelligenti, in carriera professionale e/o politica;
- serata goliardica con tanto di spogliarello maschile, di donne dai più considerate frivole, e, addirittura ho sentito dire, e non solo dagli uomini, prive di capacità intellettive;
- “una giornata come un’altra”, di donne che non hanno tempo o non possono festeggiare e/o rifiutano a vario titolo questa ricorrenza.
Si constata, dunque, la contrapposizione di questi generi di donne che scelgono modi così diversi per “essere donne”. E scelgono di farlo in questa data ogni 365 giorni più o meno.
L’idea che le donne “scelgono come essere donne” è il simbolo che siamo anche noi esseri pensanti! E già questo mi induce a pensare che l’8 marzo è una data “utile”!
Ci piace l’emancipazione femminile, vogliamo la parità, vogliamo fare carriera, vogliamo fare politica. La festa della donna rappresenta tutto questo ma perché tante di noi vogliono che sia solo questo?
Ci piace uscire da sole, vogliamo vedere uomini che fanno uno spogliarello tutto per noi, vogliamo aprire al fioraio che ha una consegna da fare: un grande fascio di rose rosse e mimosa da parte del nostro uomo – padre, marito, amante, fidanzato, compagno convivente (e aggiungo: magari arrivassero 5 fiorai!).
Io voglio tutto questo, è grave?
Conosco benissimo la storia della tanto discussa festa della donna (anche se alcuni ritengono che sia solo leggenda) quindi quello che dovrei dire è che nascendo come commemorazione non dovremmo festeggiare ma piuttosto “usarla” un po’ come una sorta di giornata della memoria e un po’ come un modo per manifestare le nostre capacità intellettive, dando seguito a quanto ne discende.
Pur essendone convinta, non posso non chiedermi: “Perché dobbiamo condannare quelle donne e ragazze che per una sera, quella dell’8 marzo, si concedono qualche “ innocente trasgressione” o, più semplicemente, “fuga dalla quotidianità” ?!”
Ormai la festa della donna, come tutte, è stata commercializzata. Potrei sembrare superficiale, ma l’unico modo che ci resta per essere alla pari sul serio è goderci la festa della donna come più ci fa piacere! In fondo le 129 donne morte nell’incendio alla fabbrica dove erano state chiuse per essersi ribellate al sistema, non sarebbero fiere di noi che combattiamo ma intanto gioiamo anche!? Ognuna di noi ha la sua personalità e la sua femminilità, manifestiamole tutte, senza pregiudizi, preconcetti e la necessità sempre di dover combattere per dimostrare e chiedere – in fondo la parità sarà quando anche gli uomini avranno la loro festa e non ci sarà bisogno di combattere!!!
L’eredità delle 129 dovrebbe essere la festa per i risultati ottenuti impegnandoci quotidianamente e poter liberamente festeggiare nella maniera in cui più ci fa piacere.
Lisa

martedì 25 marzo 2008

Ecco il nostro gruppo

Ciao ragazzi!
Ho creato un gruppo che potremo usare come mailing list, avviare discussioni a tema, fissare riunioni, scambiarci file, e altre tante altre cose che lascio scoprire a voi (anche perchè non saprei!).
Ho mandato un'email di invito a tutti quelli che mi avevano dato il loro indirizzo. Se accettate l'invito diventate membri del gruppo. Se siete membri del gruppo potete utilizzarlo, per esempio per scrivere messaggi a tutti gli altri membri.
Se non vi è arrivato l'invito e volete diventare membri scrivetemi una mail (ranieri.luigi@gmail.com) con specificato il vostro nome e cognome.
Tutti i membri possono a loro volta invitare altra gente andando all'indirizzo che segue e cliccando su "+ Invita i Membri".

L'indirizzodel gruppo è:

http://groups.google.it/group/pdgiovanilaquila?hl=it&lnk=gcimh

lunedì 17 marzo 2008

La TV in Italia: un palinsesto a reti unificate

Analogico, digitale terrestre, digitale satellitare, web-tv, dvb-h (la tv sul cellulare per intenderci) e chi più ne ha più ne metta. Al di là di tutti questi nomi altisonanti, il grosso del sistema televisivo italiano, almeno in termini di ascolto e di introiti pubblicitari, è in mano a due soli soggetti, Rai e Mediaset. Lo stato di duopolio di fatto è stato cristallizzato dalla legge Gasparri, grazie alla quale, i due operatori si sono aggiudicati la gran parte degli spazi resisi disponibili grazie alle moderne tecniche di trasmissione, come il digitale terrestre. Purtroppo la politica, invece di riflettere sul modo di rendere accessibile il nuovo mezzo, ha ritenuto opportuno perseguire, spesso in modo demagogico, il trasferimento di questa o quella rete sul satellite. La tecnologia digitale consente di moltiplicare i canali televisivi tradizionali; forse prima di ipotizzare di trasferire una delle vecchie reti sul satellite, si sarebbe potuto, più verosimilmente, pensare alla liberalizzazione degli spazi nuovi che si sono creati. Mi spiego: se da un canale analogico ne nascono, con le stesse frequenze, 3-4-5 digitali, non sarebbe più logico, stabilire che alcuni di questi nuovi canali vadano a nuovi editori, piuttosto che mandare in soffitta il vecchio canale?
Ma veniamo al vero gigante malato della televisione, la Rai. Per decenni è stata vittima di logiche spartitorie da parte dei partiti della Vecchia e Nuova Repubblica. Verrebbe da dire che è questo il motivo per cui ci sono così pochi giovani che lavorano in Rai o che guardano la Rai. D’altronde vista la vetustà della classe politica, come può essere vicino ai giovani uno dei suoi principali bottini elettorali?
In un tale clima sembra quasi scontata la mancanza di pluralismo e di qualità dei contenuti. Ma per quanto questi siano carenti la soluzione “leggete un buon libro” sembra un modo di eludere il problema. La verità è che i contenuti dei programmi e i programmi stessi sono talvolta molto discutibili, ma forse la soluzione non è chiudere gli occhi, quanto imparare a osservare con coscienza critica.
In conclusione sebbene lo scarso livello dei contenuti sia un problema anche culturale, l’avere una televisione pubblica libera dai partiti e libera di concorrere sul mercato, e un sistema più accessibile a nuovi soggetti, può senz’altro facilitare la libera espressione e divulgazione delle opinioni.

Alessandro Marinucci

venerdì 7 marzo 2008

L'idea di giovanile

Ora che il nostro gruppo si è dato una struttura, credo che sia il momento di costruirne un carattere, farci un’idea di quali sono i punti di vista che ognuno di noi ha di quello che dovrebbe essere il nostro movimento, definire le linee guida che vogliamo seguire. Solo in seguito, potremo pensare ad un’attività concreta, ad iniziative sul territorio, alla realizzazione dei nostri progetti.
Come dire, serve prima una mente fresca, poi che questa si chiarisca le idee ed inizi a ragionare, ed infine che operi in base a quanto deciso.
Personalmente credo ad una giovanile non distaccata dal “partito degli adulti”, ma parte integrante che possa giocare un ruolo chiave in tutte le questioni che la riguardano. Ma le questioni che la riguardano sono tutti i temi che possono essere oggetto di discussioni politiche. Ai giovani non interessa solo la “politica giovanile” in senso stretto, come può essere l’orario di chiusura notturno dei pub, o la messa a disposizione di spazi per i concerti, o la politica scolastica o studentesca, ma deve arrivare a comprendere anche la costruzione di una strada, per esempio. E perché? Una strada viene ideata, progettata e costruita nel giro di molti anni, e in genere la si paga con mutui di durata trentennale. Ne consegue che chi la utilizzerà di più e concorrerà maggiormente a pagarla sono i giovani di oggi. Noi siamo i diretti interessati più di chiunque altro. Cambiando prospettiva, si intuisce il ruolo che, secondo me, dovrebbe sposare la giovanile che vorrei, parte attiva e centrale della vita politica.
Inoltre è con la fantasia, la correttezza, la vivacità e la freschezza di noi giovani che è possibile un cambiamento reale e immediato della società in cui viviamo.
Un altro aspetto molto importante dovrebbe essere l’assoluta autonomia da ogni interferenza dall’alto, dagli adulti, da chi cercherà di far entrare il movimento in qualche corrente, coinvolgendolo in lotte di potere che non ci appartengono.
Queste poche righe, scritte di fretta (“come al solito” penserà chi mi conosce), sono solo un abbozzo e devono servire come spunto di riflessione. Spetta a tutti voi adesso, contribuire a definire la direzione che vogliamo prenda il nostro gruppo.
Luigi

giovedì 6 marzo 2008

L'inizio

Cos’è un “blog”? Credo sia un luogo dove raccogliere i propri pensieri, ricordi, opinioni, iniziative, e commentarli con amici e chiunque altro voglia; argomenti personali e di attualità, storie vere o inventate, insomma qualunque cosa valga la pena di condividere e approfondire con il prossimo.

Perchè un blog: le serate con amici o le riunioni politiche, possono tutte essere spunto per costruttive chiacchierate e scambio di idee, ma il blog "virtuale" offre almeno due possibilità in più degli incontri "reali", e cioè permettere il contributo di chiunque voglia (in qualunque parte del mondo si trovi e nel momento che ritiene opportuno) e conservare una memoria di ciò cui si credeva, di quanto si è vissuto e detto; inoltre credo di vivere in una società sempre più chiassosa, dove i luoghi di ritrovo dei giovani (come i pub) o i programmi televisivi mostrano sempre più un rumore di fondo costante e senza contenuti; forse il blog può consentire una conversazione più pulita e razionale.

Perché questo blog: questa iniziativa parte da un gruppo di amici e di giovani aquilani interessati alla politica e alla nuova esperienza del Partito Democratico, volenterosi di dare il proprio contributo alla crescita civile della nostra società; la politica è sotto accusa, il malcontento cresce continuamente, la puzza si fa sempre più pesante, ma limitandosi a criticare e delegando sempre, si finisce responsabili del degrado che viviamo al pari di chi ci governa, che almeno ci prova; chiunque voglia muoversi attivamente per migliorare la nostra comunità, al di là dei bla bla bla sterili, è benvenuto; ci servono idee, fantasia, sforzi e lotte per assolvere la missione che ci proponiamo; se poi questo progetto si rivelerà un fallimento per scarsa partecipazione, vorrà dire che forse non ci meritiamo un posto migliore dove vivere, forse quello che vediamo in fondo rispecchia noi stessi.

Interagire con il blog: per chi di voi sia nuovo all’utilizzo di uno strumento del genere, non preoccupatevi: usare questa pagina web è semplicissimo! Potete interagire in due modi:

  • commentando un articolo (“post”) ciccando su “commenti” alla fine di ogni scritto; se non avete voglia di registrarvi potete impostare il commento su “anonimo;
  • pubblicando voi stessi un articolo: basta spedirmelo all’indirizzo: ranieri.luigi@gmail.com , e lo caricherò il prima possibile.

Alcune regole:

  • se inserite un commento con l'opzione "anonimo", dovete firmarvi alla fine del vostro contributo: l’anonimato è viltà;
  • inserite sempre i commenti nel post più adatto: per esempio non inserite l'idea che voi avete del nostro movimento nel post "l'inizio", ma nel post "L'idea di giovanile";
  • se la vostra riflessione è aliena a tutti i post presenti, speditemela per email e diventerà un post essa stessa creando nuovi spunti di riflessione;
  • non proponete nuovi post se nel blog ne compare già uno simile, ma inserite le vostre idee come commento all'articolo già presente.

Importante: ognuno deve scrivere in assoluta libertà, senza timori, ed è responsabile di quello che scrive; ogni commento o post riflette il solo il pensiero del suo autore; la posizione del gruppo, invece, sarà sancita nelle apposite riunioni.

Esempi pratici di utilizzo del blog: oltre che diventare un luogo di discussione, questa pagina web potrebbe aiutarci, ad esempio, per decidere democraticamente quando fissare i nostri incontri periodici, stabilendo il giorno e l’orario che vada bene alla maggior parte delle persone; inoltre si potrebbe decidere e pubblicare qui l’ordine del giorno, in modo che chiunque sappia di cosa si parlerà durante le riunioni; nel prossimo articolo troverete un esempio di post.

Aspirazioni: spero che questo blog possa coinvolgere quanto più possibile, proponendo temi interessanti ma anche argomenti giovanili e, perchè no, mondani; ringrazio anticipatamente chiunque contribuirà a questo progetto.

Luigi