martedì 6 maggio 2008

Il Sindacato

Nell’epoca delle caste, sotto la lente di ingrandimento è finita anche quella sindacale, che forse quanto quella politica, se non di più, è diventata un’èlite consolidata di potere, soldi e affari. Gli iscritti al sindacato, meglio se nelle grazie di qualche suo esponente accreditato, entrano in uno scudo protettivo che non fa altro che alimentare il ceto.Spesso anche “con il benestare” o forse sarebbe meglio dire con la collusione “di un sistema politico giunto ai minimi della popolarità e spaventato dalla loro capacità di mobilitazione”, quelli che dovrebbero rappresentare i lavoratori, hanno raggiunto un potere, economico ma non solo, che non fa altro che alimentare le spese della collettività.Ostaggio di questa casta, il parlamento approvò anche una legge che concedeva loro la possibilità di licenziare i propri dipendenti senza rischiarne poi il reintegro; alcuni disparati deputati, negli anni, tentarono invano di proporre provvedimenti nel tentativo di obbligare i sindacati a fare luce sui loro conti.Con la complicità-collusione della politica, i sindacati, che ricevono automaticamente dagli enti previdenziali le trattenute dei loro iscritti, si sono visti confermare questa consuetudine del vitalizio, e respingere la proposta di Forza Italia che chiedeva di introdurre un periodico rinnovo.I sindacalisti, di ogni estrazione, ma, come al solito, l’esser di sinistra è inversamente proporzionale al proprio status, aumentano sempre più quello scollamento che rimproverano alla classe politica, con uno standard di vita ed uno status economico che ben poco ha a che vedere con i lavoratori che pretendono di rappresentare.Seppur l’emblema del sindacato non è detto che sia lo spaccato dei patronati siciliani in cui vengono distribuite buste della spesa alla vigilia delle regionali, con su scritto il nome del candidato, è senza dubbio verosimile che chi siede ai tavoli di contrattazione, nazionali e non, per rappresentare i lavoratori, finisca per avere una percezione maggiormente diversa dalla realtà di quanto non l’abbia il politico di turno.E noi paghiamo, anche per loro, per le loro strutture, per la loro bella vita, per i loro permessi, per i loro funzionari, per le loro auto di lusso, mantenendo in vita tre carrozzoni fondamentalmente autoreferenziali e volti a tutelare e garantire solo se stessi.I delegati delle tre centrali sindacali sono 700 mila, sei volte più dei carabinieri, con forza lavoro gratuita perché pagata da noi coi dipendenti statali distaccati e con privilegi che non ha più neppure il parlamento: lo sconto sui contributi sociali, che per i funzionari in aspettativa distaccati sono a carico nostro.

Marco Signori

3 commenti:

Luigi ha detto...

Caro Marco, la mia opinione è più ottimistica, nel senso che ho sempre visto nel sindacato una organizzazione efficiente e con un fine nobile. Se non fosse funzionale al suo ruolo, non si vedrebbe finanziare dai lavoratori che essa stessa rappresenta e che riconoscono il servizio ricevuto (altrimenti non tratterrebbero parte del proprio stipendio per la causa sindacale). I partiti vengono finanziati dallo Stato, la Chiesa pure e tra i giornali, quanti sopravvivrebbero se non ricevessero cascate di soldi pubblici? Il sindacato non chiede nulla allo Stato, ma solo ai propri iscritti: ne deriva libertà d’azione e giustizia d’essere (ovvero almeno dal punto di vista economico, è una società di servizi sensata, accettata dal mercato, autonoma). Con i tempi che corrono, poi, io punterei il dito contro altre caste, non certo contro chi combatte quotidianamente contro il precariato e contro tutte le ingiustizie lavorative che da esso derivano.

Anonimo ha detto...

Luigi, non fraintendere anche tu: non ho detto che non è un'organizzazione efficiente (anzi!) e tantomeno che non abbia un fine nobile, altro che, in origine, e sottolineo in origine, è un'arte nobilissima, come la politica d'altra parte, ma oggi come sono diventati?Questa è la domanda!
Poi non sono d'accordo che non chieda nulla allo Stato, sarà perchè credo che lo Stato siamo noi tutti...ebbene a noi chiede eccome!Ma anche se non lo facesse, il punto è un altro:la sua azione e la sua modalità effettiva di rappresentanza.

Unknown ha detto...

Cari Marco e Luigi,
mi inserisco nella vostra discussione per esprimere un'opinione intermedia fra le vostre.
Premesso che è un po' azzardato affermare che il sindacato sia una casta che gode di un trattamento ancora più privilegiato di quello della stessa classe politica, il problema è che purtroppo il sindacato, istituzione fondamentale in qualsiasi socità civile, tutelando gli interessi dei propri iscritti, ha abbandonato i giovani, precari o disoccupati, i quali costituiscono una parte del tutto minoritaria della propria base. Diventando una sorta di corporazione a difesa degli interessi dei pensionati e dei dipendenti a tempo indeterminato, è venuto meno alla sua funzione storica di tutela delle categorie lavorative più deboli.
Qui si pone ovviamente un problema più grande che credo debba essere necessariamente affrontato, cioè quello della rappresentanza sindacale e politica delle nuove generazioni.
E' evidente infatti che il peso politico di tale categoria sia pressochè nullo. Anche con riguardo alla nostra (breve)esperienza come giovani del PD, mi chiedo se la rappresentaza politica a livello comunale che ci hanno concesso non rappresenti un contentino per farci stare "buoni".
Del resto, le recenti incomprensioni all'interno del gruppo mi fanno pensare che alcuni di noi cerchino solo "visibilità", a scapito di capacità personali vere e proposte concrete...
Cerchiamo di migliorare, per non riproporre gli stessi, stantìi teatrini della politica dei "grandi"...saluti a tutti!

Fiodor Melatti