Siamo nel 2008. L' Unione Europea sta diventanto sempre più una unione di popoli caratterizzata da fini socio-culturali oltre che economici. Il nostro paese e, di seguito, la nostra regione e la nostra città si trovano coinvolti in un processo di integrazione sempre più ampio, che con il tempo si apre alle culture più varie e trascende i confini dell' occidente. Siamo di fronte ad una scelta. Prender parte a questo processo di integrazione o rimanere inerti, come spettatori dell' ennesimo reality: OCCIDENTE CONTRO TUTTI. Questa mattina, guardando una delle tante trasmissioni politiche che vanno in onda in questi giorni di frenetica campagna elettorale, ho appreso con felicità che anche il governatore del Veneto Galan è intervenuto a favore di alcune proposte aventi l'obiettivo primario di favorire una reale integrazione degli immigrati presenti nel territorio della sua regione e di aiutare a cancellare il concetto che l' immigrato va tollerato(=sopportato), perchè svolge lavori utili alla nostra economia ecc. Mi sono detto: non possiamo restare a guardare. Credo che sia fondamentale dare il nostro contributo. Dobbiamo lavorare affinchè si capisca che quello che è diverso da noi e dalle nostre usanze non è necessariamente mostruoso. Dobbiamo far conoscere la nostra cultura, le nostre leggi, i nostri usi e costumi. E' molto più facile che si rispettino leggi di cui si conoscono le motivazioni. Nello stesso tempo dobbiamo aprirci alla conoscenza dell' altro, forti dei nostri principi e senza il timore di subire contaminazioni. Insomma c'è bisogno di costruire le fondamenta di un dialogo tra "diversi". Tra quei "diversi" che sono tutti uomini, uguali e pari tra loro. Che si differenziano solo per un divergente modo di vedere le cose che li circondano. Dialogando si può capire che le differenze sono colmabili. Si può capire che si può star bene insieme anche dando due interpretazioni differenti di uno stesso evento. Cominciare un discorso su temi di questa portata non è certo cosa facile e noi non abbiamo dalla nostra competenze legislative che possano facilitarci il compito. Ma non dimentichiamo di essere giovani, di essere quelli che dovrebbero non avere pregiudizi. Dimostriamo di avere voglia di conoscere e di non sentirci superiori. Come farlo? I modi sono molteplici. In un convegno organizzato ad Avezzano, in cui si discuteva di diritti umani, di tribunali internazionali ecc, erano ospiti una signora di Israele e un signore Palestinese che per me sono stati l'esempio di come integrare culture "diverse" in nome dell' uguaglianza tra gli uomini è possibile. Raccontavano come nel mezzo del conflitto israelo-palestinese fosse stata creata una comunità all'interno della quale riescono a convivere pacificamente famiglie dell'una e dell'altra etnia. Ora, l'integrazione è possdibile in luoghi dilaniati dai contrasti e non è possibile nel bel paese? Io non lo credo e spero che voi siate d'accordo con me. Organizzare una comunità in cui far convivere italiani e "stranieri" sarebbe probabilmente improbabile e privo di senso. Ma perchè non utilizzare quelle attività sociali che sono l'esempio più eclatante della parità tra ogni uomo per integrare? Termino con un esempio: lo sport. In una piscina prima di cominciare a nuotare, su un campo di atletica prima di iniziare a correre, in uno stadio prima di inziare una partita di rugby, di calcio o altro, non conta essere bianchi o neri, cristiani o musulmani, comunisti o fascisti e chi più ne ha più ne metta: conta solo ESSERE UOMINI.
Gianluca Cervale
1 commento:
Si può capire così tanto da chi appartiene ad un'altra cultura che una mente aperta non può considerare gli immigrati un problema, ma una ricchezza. Per non parlare del bisogno che la nostra economia ha di loro, relativamente ai lavori utili che ormai gli italiani non volgiono fare più.
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